Friday, March 20, 2009

NOI

NOI
-CAPITOLO I-
LA VOCAZIONE
“QUANTO E’ IMPOSSIBILE AGLI UOMINI NON LO E’ A DIO”.
Hai mai sentito la mancanza di qualcosa (palco) o qualcuno (persona) che non hai mai avuto?
Io si, ognuno si credo.
Forse questo significa vocazione o chiamata?
Da quando abbiamo chiaro questo, sappiamo che a prescindere dalle forme,
La risposta
Sarà un Si.
Non lo abbiamo mai scelto era così da principio.
Non si può rispondere no o massi tanto..Non è una chiamata alla quale sono possibili più risposte, anche se alle volte desidereremmo che fosse così.
Siamo polvere nel vento e, alle volte, esso soffia talmente forte da non lasciarci addosso altro abito che il vero noi stessi, lontano anni luce da come ci “vendono” gli altri o da come ci siamo “venduti “ al mondo.
E questo alle volte ci lascia soli, ma veramente soli contro chi ci guarda,
ma allo sesso tempo con un enorme impulso impellente di dire o dare qualcosa al mondo,
o molto più semplicemente e non tristemente di
RISPONDERE A UNA VOCAZIONE.
Noi ci lasciamo tanto prendere dal “compiacimento agli altri”, parte di questa missione, che alle volte ci “perdiamo” in una parte o con una persona non nostri.
Io sono solo uno scrittore ed un cantante, penso che non posso fare altro.
Non sono un creativo , sono un artista.
Non vivo e non viviamo per lavorare,
Il nostro lavoro è vivere.
Alle volte siamo contesi tra la passione verso la nostra donna e la passione per l’arte.
E sappiamo che forse non si potrà mai eliminare questa contesa.
Alle volte la presenza di “contesa” è sintomo di “vitalitàdivita”.
Alle volte non ci sentiamo in orario o in tempo per questa chiamata ma speriamo che il “Signore della Vigna” ci accetti anche in ritardo.
-CAPITOLO II-
COME SIAMO
“MOI, JE SUIS UN ARTISTE”.
Nel nostro modo di essere spesso diamo l’impressione di sentire qualcosa in più degli altri ma non è così.
Spesso abbiamo solo una sensibilità diversa, spesso gli eventi intorno ci coinvolgono in maniera forte come se fossero accaduti a noi.
La nostra famiglia è il mondo.
Come lo era per qualcun altro.
Noi non riusciamo mai a lasciare qualcuno solo in effetti, che sia in compagnia o per via di un sentiero o di una strada,
piuttosto “abbandoniamo” o “dimentichiamo” un po’ il nostro corpo.
L’ ESPERIENZA ARTISITICA VERA
non è fare un’opera
ma è la vita stessa,
è vivere un po’ più vita degli altri,
per poterla raccontare.
Ma la nostra vita il più delle volte è stata ancora più interessante di come la raccontano.
Ci si riconosce infatti per le occhiaie, esse sono al di là di tutti i bei tatuaggi l’unico nostro vero segno e cimelio.
Parliamo molte lingue ma in fondo non ne conosciamo una e quella che parliamo è un misto!
Siamo di molti luoghi ma alla fine non siamo di nessuno,
sentiamo il mondo intero come nostra patria,
ma non sentiamo nostro un paese in particolare.
-CAPITOLO III-
LIBERI

“A NESSUNO SI PUO’CHIEDERE QUANTO E’ ALTO IL PREZZO DA PAGARE PER LA SUA LIBERTA’”
Siamo agili come un delfino, sinuosi come un felino, freschi come un novello vino.
Siamo liberi, a volte tanto liberi da non risultare molto raggiungibili ai più.
Alle volte pensiamo che questo significhi che abbiamo abbandonato qualche principio in campo religioso o morale ma non è così.
Non è che non crediamo in Dio ma l’arte è il nostro credo.
Ognuno di noi dovrebbe comunque rispondere alla domanda:
Ci interessano più le cose della terra o quelle del cielo?
oppure le cose veramente della terra sono anche del cielo?
Noi siamo convinti che un uomo veramente libero sia un segno del cielo in terra.

-CAPITOLO IV-
IL TEMPO

“OPRA MANENT, VERBA VOLANT”
Noi voltiamo lo sguardo verso l’orologio solo per…prendere un treno.
Noi, la nostra giornata incomincia dopo il mattino, o meglio non lo comprende se non come parte, come collegamento, alla notte.
Noi crediamo al tempo come cura, ma non quello passato tra quattro mura.
Noi cambiamo spesso il luogo dove siamo,
ma è come se il tempo rimanesse sempre fermo.


-CAPITOLO V-
IL VIAGGIO

“NIENTE PUO’ AVERE L’EFFETTO DI CAMBIARTI O FARTI CRESCERE COME UN VIAGGIO O UNA DONNA”
Noi non abbiamo “di dove posare il capo”
E,
che lo ammettiamo o meno,
credo che l’abbiamo sempre saputo.
Il lunedì disfiamo le valigie e il giovedì già le rifacciamo.
Noi che abbiamo sempre il singhiozzo per come ci riempiamo la bocca,
non sempre mastichiamo tutto.
Per questo ci muoviamo e non siamo mai nello stesso posto, passiamo le notti spesso in letti e luoghi e camere differenti o su un treno ma il sonno non ci coglie mai impreparati.
Noi siamo sempre di passaggio nei luoghi.
Questo è.
Il nostro bagaglio è sempre più piccolo ed è fatto molto di più di qualcuno che ci aspetta che di qualcosa da portare.
Riducendo sempre ad ogni viaggio rimaniamo alla fine noi, la nostra chitarra e niente.
Dietro il niente c’è però un bagaglio invisibile, non di case soldi e solidità ahimè ma..
Di esperienzaevita.


-CAPITOLO VI-
MISSING

“FIN DA PICCOLO DOVETTI INTERRMOMERE LA MIA EDUCAZIONE PER ANDARE A SCUOLA”
Sempre ci addormentiamo a mezza notte quando va bene, dormendo qualcosa meno di quanto ci sia bisogno.
Alle volte di questo “living on the edge”, fatto di molto vivere e molto amare, ne portiamo le ferite e sembriamo spaventati ma niente in questo mondo ci fa davvero paura forse.
Alle volte divoriamo e finiamo quanto gli altri non divorano, sempre viaggiando con qualche “debito” vs la società.
Alle volte ci chiedono perché non abbiamo hobbies o passatempo sportivi e non.
Lo sport e il movimento sono importanti per ogni uomo però spesso il nostro sport è la vita e sovente ci assorbe per intero.
Noi alle volte perdiamo quasi completamente la pazienza e il controllo ma non in senso negativo. Alle volte anche le nostre donne si incavolano perché durante l’amore ci escono nomi inopportuni ma non è perché abbiamo chissà quali doppie vite ma perché si scambiano spesso tranquillamente i piani creativo e reale,
buon segno che ci siamo lasciati andare completamente infine.
La nostra vita alle volte è una boccia di vetro; ma all’interno c’è una nebbia pazzesca.
Spesso le regole per noi non riescono a dirigere quanto invece le eccezioni.

-CAPITOLO VII-
LE COSE

“CERCATE IL REGNO DI DIO E I SUOI DONI, IL RESTO VI SARA’ DATO IN AGGIUNTA”
A livello di materialità, ahimè, non manchiamo di concretezza ma spesso non riusciamo a mirare direttamente alla fortuna economica anche perché abbiamo provato a volte esserci solo d’impaccio.
“I soldi sono la merda del diavolo”
La fortuna economica non ci insegue, ma il nostro talento ci segue sempre e non ci molla mai, facendo alle volte succedere le cose in un modo incredibile.
Nell’armadio abbiamo dalla chitarra, al violino, alle racchette da neve ed a volte li confondiamo.
“Ma che poche cose hai nel guardaroba?
Due camice e due paia di mutande, una addosso e l’altra che si asciuga. Di cos’altro abbiamo bisogno?”
GG Marquez Vivere per raccontarla


-CAPITOLO VIII-
NOI E GLI ALTRI

“DOVE DUE SONO RIIUNITI NEL MIO NOME, IO SONO”
Sembriamo pochi, ma dentro ognuno di noi ci sono parti così;
SIAMO MILIONI.
Milioni di cuori, anime, nervi e fegati che si contraggono tutte le volte in cui voi parlate di morti in conflitti come si trattasse di risultati di un sondaggio commerciale.
Il nostro cuore spesso reagisce così sia per il pianto di un bambino che nel vedere un vecchio stambecco che arranca nella neve in uno dei suoi ultimi inverni. Questo non perché diciamo che un uomo deve essere meno importante di qualcosa ma perché il creato ci commuove e affascina, nella sua sfida di vivere e fare il suo compito, tutto allo stesso modo,
enorme metafora delle difficoltà e vittorie quotidiane dell’uomo.
Talvolta sembriamo soli ma non lo siamo. Le solitudini vere si consumano all’interno dei vari nuclei sociali e famigliari; le persone che vivono sole hanno spesso una relazionalità molto elevata.
Noi alla fin fine otteniamo quasi sempre quello che vogliamo dalle persone e dalle situazioni, solo che spesso non vogliamo cose che gli altri notano gran che.
Certo sarà difficile farci parlare di calcio o enalotto ma non perché ci sentiamo di avere qualcosa in più ma perché sopportiamo abitualmente di fare tipi diversi di cose.
Per noi, per essere tolleranti verso gli altri,
è necessario prima tollerare e accettare quella parte non perfetta e alle volte un po’ ombrosa di noi.
La tolleranza e la buona relazionalità non sono mai nati dal sentirsi dei “giusti”.

-CAPITOLO IX-
LA NOSTRA GENESI

“I VOSTRI FIGLI NON SONO FIGLI VOSTRI MA DELLA VITA”
Da quando nasciamo non abbiamo una gran quantità di familiari.
Quasi tutto il mondo ci ama e ci dà in cambio affetto, tranne forse le nostre famiglie che spesso amano quel che non siamo. Il che non è mai sano.
Una parte di noi non si arrende mai però.
A noi,
continuamente il mondo ci fotte ma noi siamo bravi a fare finta di essere noi a fottere lui.
Noi non facciamo quasi mai a botte perché la nostra battaglia non è mai contro gli altri ma contro noi stessi,
o a favore della nostra propria vera natura che dir si voglia.


-CAPITOLO X- DOVE SCEGLIAMO DI VIVERE

“ANDAI PER I BOSCHI PERCHE’ VOLEVO VIVERE CON SAGGEZZA, SUCCHIARE TUTTO IL MIDOLLO DELLA VITA E NON SCOPRIRE IN PUNTO DI MORTE CHE NON ERO VISSUTO”. H.D. Thoreau
La realtà il più vicino possibile.
Essere più vicini alla natura e agli “ultimi della terra” non è un vezzo artistico.
Il più delle volte troviamo una vitalità e dignità indistruttibile e intramontabile in chi ama, soffre e vive.
La vita nella natura o negli slum di Bombay cos’hanno in comune?
Ci danno più senso del del reale.
Sentirci più veri ci fa sentire più vivi.
Il nostro dovere si espleta in questi luoghi e la nostra casa è dove si trova il nostro dovere.
Le persone che gli altri additano spesso sono i nostri migliori alleati e hanno sempre qualche sorpresa da offrirci.
Spesso ci troviamo bene su un traghetto, in barca o in aereo. Qui infatti siamo tutti uguali, o meglio più essenziali, e si annullano le differenze tra gli uomini.
La nostra vita alle volte manifesta il rigetto per il mondo che ci circonda, ma questo è solo un rigurgito della nostra sensibilità al brutto che alle volte ci invade ma che non cancella la nostra fiducia nel bene.
“Una volta mi chiesero perché prendevo il treno in terza classe. Risposi perché non c’è una quarta”.

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